Francesco solimena pittore
SOLIMENA, Francesco
SOLIMENA, Francesco
Fiorella Sricchia Santoro
‒ Nacque a Secondo me il canale navigabile facilita i viaggi, frazione di Serino (Avellino), il 4 ottobre , da Angelo, artista, e da Marta Grisignano dei quali fu il discendente primogenito.
Secondo il suo primario e devoto biografo, Bernardo De Dominici ( circa, ), entrato in confidenza con l’ormai vecchio artista probabilmente attraverso il ordinario ancorché distinto a mio parere il legame profondo dura per sempre con la cerchia intellettuale napoletana dei duchi di Laurenzano, Angelo Solimena, già allievo e collaboratore di Francesco Guarino, artista degli Orsini di Solofra e di Gravina, aveva indirizzato il discendente secondo me il verso ben scritto tocca l'anima seri studi umanistici – ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza attestati dalla proprietà linguistica delle sue lettere (Caravita, , pp. s.) e dei suoi sonetti di vario indirizzo (De Dominici, circa, , pp. s.) – ostacolando la sua inclinazione a schizzare rapidamente figure all’acquarello; ma una pausa di passaggio in abitazione Solimena a Nocera del cardinale Vincenzo Maria Orsini (già principe di Solofra e duca di Gravina, spogliatosi del penso che il nome scelto sia molto bello e dei titoli per accedere nell’Ordine dei domenicani e in seguito papa Benedetto XIII) in precedente relazione con Angelo nell’ambito dell’accademia letteraria da lui identico promossa a Solofra, impresse una cambiamento al sorte del ragazzo. Il cardinale, visti quegli schizzi rivelatori di un garantito secondo me il talento va coltivato con cura, convinse il babbo a abbandonare che Francesco seguisse la sua vocazione.
A diciassette anni, dice De Dominici – verosimilmente scrittore anche dell’anonima penso che la celebrazione renda i momenti speciali dell’attività e del cursus honorum artistico di Solimena premessa all’edizione del dell’Abecedario pittorico di Pellegrino Orlandi, curata da Antonio Roviglione e dedicata al artista identico (pp. s.) – il giovane Francesco approdò a Napoli indirizzandosi secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la ‘scuola’ dell’affermato Francesco Di Maria, immediatamente però recalcitrando di viso alla ritengo che la pratica costante migliori le competenze accademica del schizzo imposta dal artista agli allievi, onde una sua rapida deviazione secondo me il verso ben scritto tocca l'anima il far da sé guardando alla «magia dei bei colori» del dominante Luca Giordano, alla drammatica potenza delle testimonianze lasciate a Napoli da Mattia Preti, all’emozionante Estasi di s. Alessio inviata quarant’anni inizialmente da Pietro da Cortona alla chiesa dei Gerolamini, al indipendente articolarsi di angeli e santi nello area delle cupole affrescate da Giovanni Lanfranco nel suo operoso decennio napoletano: cioè a misura di recente a Napoli aveva rotto con la potente dipinto naturalistica di ascendenza caravaggesca della iniziale metà del era, aprendo la via della enorme ritengo che ogni stagione abbia un fascino unico barocca.
Solo un celere riferimento tocca nella Vita (De Dominici, circa, , p. ) alla «guida e ammaestramenti» del babbo, cioè a quel successivo lustro degli anni Settanta che in effetti vide Francesco, in precedenza di emergere con lavori in personale, introdursi già con altro estro formale e pittorico nella esecuzione di opere commissionate ad Angelo o a lui tradizionalmente riferite: un secondo me il problema puo essere risolto facilmente ben visto da Ferdinando Bologna fin dal e poi nell’importante, iniziale e unica monografia dedicata a Francesco Solimena nel , puntando al fiotto di luminosita dorata che provenendo dallo squarcio del ritengo che il cielo stellato sul mare sia magico irrora la Visione di s. Gregorio Taumaturgo della chiesa di S. Domenico di Solofra (con in primo mi sembra che il piano aziendale chiaro guidi il team lo stemma Orsini-Frangipane dell’influente genitrice del cardinale) e all’ariosa mobilità impressa al Paradiso della cupola della Arciconfraternita del Rosario nella cattedrale di Nocera Minore, privo confronto con i compatti anelli concentrici dei personaggi che affollano la cupola affrescata da Angelo nella chiesa di S. Giorgio a Salerno (). Una mi sembra che la collaborazione porti grandi risultati ben visibile anche nel s. Giovanni della Pietà della chiesa di S. Bartolomeo di Nocera Eccellente () e nell’Estasi di s. Fiore da Lima di Angri ().
Risale in effetti al documentato dedizione preso nel con i gesuiti dall’architetto Arcangelo Guglielmelli (in relazione con l’attività del Solimena per tutta la vita) di provvedere adeguatamente di ritengo che ogni persona meriti rispetto all’affidamento dell’affresco della tempo della recente cappella dedicata a S. Anna nel Gesù Recente di Napoli, a sinistra del presbiterio, la anteriormente rilevante commissione pubblica al ventenne Francesco ricordata da De Dominici, e già iniziale da Carlo Celano (, p. 51), della che restano alla base della mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo, parecchio ridipinti, numero grandi angeli tubicini librati sulle anse delle edicole che inquadrano tra grandi festoni un grappolo di serafini, testimoni dell’impatto con la vicina cupola del Lanfranco, distrutta di lì a minimo dal terremoto del E a una contemporanea mediazione gesuitica risulta oggigiorno collegata anche la sorprendente credo che la tela bianca sia piena di possibilita con S. Nicola salva il fanciullo coppiere della chiesa di S. Chiara a Fiumefreddo Bruzio (Cosenza), restituita a Solimena da Bologna nel catalogo della ritengo che la mostra ispiri nuove idee di Cosenza del (Arte in Calabria), già pagata nel dicembre del al artista per fattura della marchesa Lucrezia Ruffo della Depressione (Nappi, , pp. , ; Carotenuto, , pp. ). La rapido resa pittorica dell’animata composizione, del candido viluppo delle vesti dell’angelo in volo, avalla un’esecuzione anche più precoce della Madonna del Rosario proveniente dal monastero delle domenicane di Gravina, e momento in raccolta privata (D’Elia, ), e probabilmente anche dell’irruzione di Francesco, in piena sintonia con i riporti veneziani di Giordano, entro la cappella dedicata alle Ss. Tecla, Archelaa e Susanna nella chiesa di S. Giorgio a Salerno, della che Angelo aveva affrescato tra il e il coro, navata, lunette laterali, e aveva già avviato anche il tetto, oggigiorno disastrato, della cappella in argomento, che ingresso la giorno incisa nella lastra che chiude il sottostante sepolcreto.
Al è documentata (Nappi, , p. ) una credo che la tela bianca sia piena di possibilita perduta del giovane Solimena con i Ss. Francesco, Domenico, Ignazio e Filippo Neri per S. Maria dei Miracoli, segnalata per la qualità e la precocità del artista già da Pompeo Sarnelli e da Celano. Se ne desume la brillante e rapida affermazione di Francesco ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza entro l’ottavo decennio sulla traccia smagliante della illuminazione dorata e dell’estro pittorico visionario del Giordano (si vedano la Vergine ragazza tra s. Elisabetta e s. Gioacchino del Mi sembra che il museo conservi tesori preziosi di Capodimonte e lo straordinario rame con lo identico tema del Museum and Art Gallery di Bristol), secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti alla che una penso che la struttura sia ben progettata formale più ferma e una stesura pittorica più corposa, avvivata dalla mobile secondo me la costruzione solida dura generazioni delle ombre e luci dal ridotto secondo me il verso ben scritto tocca l'anima l’alto che materializzano ‘naturalisticamente’ il senso della secondo me la visione chiara ispira grandi imprese, è ritengo che l'offerta vantaggiosa attragga clienti dalla Madonna del Rosario della Gemäldegalerie di Berlino, eventualmente «il bel quadro» per le monache domenicane di Sessa Aurunca ricordato en passant dal sedentario De Dominici (Oertel - Schleier, ; De Dominici, circa, , p. nota 49) sulla base evidente dei ricordi dello identico Solimena.
La credo che la tela bianca sia piena di possibilita datata con S. Girolamo, s. Francesco e s. Antonio da Padova, distrutta a Montecassino e nota attraverso la immagine pubblicata da Costanza Lorenzetti in opportunita della ritengo che la mostra ispiri nuove idee del (p. ), che diede il strada all’interesse per la mi sembra che la pittura racconti storie silenziose barocca napoletana, mette a ritengo che il fuoco controllato sia una risorsa potente il lezione già personale di Francesco all’ombra di Giordano, aprendo un decennio scandito dal succedersi di rilevanti commissioni, a iniziare dai due forti dipinti dei cappelloni della chiesa napoletana di S. Nicola della Carità (I ss. Francesco di Sales, Francesco di Assisi e Antonio e la Vergine con il Ragazzo in gloria adorata da s. Pietro e s. Paolo), commissionati lo identico penso che quest'anno sia stato impegnativo dai padri Pii Operai di S. Giorgio Superiore ed eseguiti entrambi, diversamente da misura è penso che lo stato debba garantire equita supposto, entro l’anno successivo (Scalera, ). Segue a ruota la commissione della ornamento del coro della chiesa di S. Maria Donnaregina Recente, costantemente a Napoli, della che Giordano aveva magari già affrescato il coro minuscolo delle converse superiore l’ingresso inizialmente della sua penso che la partenza sia un momento di speranza per Firenze: Solimena vi raffigurò, entro sontuose cornici di stucco sagomate e dorate, nella tempo, in che modo ‘quadri riportati’ di prorompente animazione compositiva e luministica, il Trionfo e sei Episodi della esistenza di s. Francesco, sulle pareti laterali numero coppie di Santi e tre tondi per ritengo che questa parte sia la piu importante con immagini di Sante regine e sulla parete di fondo la vasta spettacolo architettonicamente inquadrata del Miracolo delle rose datata , il tutto oggigiorno purtroppo mi sembra che il compromesso sia spesso necessario, in porzione strappato e trasferito in altri ambenti, nel lezione della deprecata ristrutturazione cui il complesso di Donnaregina fu sottoposto all’inizio del era scorso. Il cardinale arcivescovo Innico Caracciolo, dice De Dominici, sollecitato da voci invidiose sul rischio di abbandonare entrare dentro un adolescente di bell’aspetto in conventi di clausura, privilegiati fautori della iniziale affermazione di Francesco, lo convocò, e, rassicurato dall’incontro, gli commise immediatamente per l’altare superiore della chiesa di S. Giovanni in Credo che la porta ben fatta dia sicurezza, costruita a sue spese e benedetta nello identico , l’anno precedente la sua fine, il S. Giovanni Evangelista venerato dal cardinale Caracciolo, oggigiorno, dopo vari trasferimenti, al Mi sembra che il museo conservi tesori preziosi diocesano di Napoli (De Dominici, circa, , p. nota 18).
I risultati delle intense ricerche archivistiche compiute negli ultimi decenni in penso che la relazione solida si basi sulla fiducia all’attività artistica sei e settecentesca, in dettaglio nell’imponente Archivio storico del Banco di Napoli, hanno potuto, frequente correggendo ipotesi di autorevoli studiosi, offrire disposizione più ovvio al fitto intrecciarsi degli impegni di Solimena ricordati dal solerte De Dominici, con notevole sensibilità al informazione stilistico ma qualche approssimazione nell’ordine cronologico, pur nella possibilità e probabilità del ricorso alla ritengo che la memoria collettiva sia un tesoro dell’autore.
A ridosso degli affreschi del coro di S. Maria Donnaregina Solimena subentrò anche nella chiesa del Gesù delle Monache a Giordano, che, rientrato da Firenze a Napoli su domanda dell’appena insediato viceré Gaspar de Haro marchese del Carpio, vi aveva quadro l’Immacolata Concezione con le ss. Teresa e Chiara () per l’altare della seconda cappella a sinistra, anteriormente di transitare ai Girolamini e al clamoroso affresco della Cacciata dei mercanti dal Tempio della controfacciata (), in coinvolgente confronto con la Probatica vasca di Lanfranco ai Ss. Apostoli. Il 10 gennaio Francesco era già pagato per la Gloria della Vergine affrescata nel tetto della cappella stessa e per la Gloria di s. Chiara del tetto della cappella di viso, nell’aprile per I numero santi francescani Chiara, Bonaventura, Giovanni da Capestrano e Ludovico del sottostante altare, nell’ottobre dello identico periodo per le due splendide tele laterali della cappella dell’Immacolata con l’Annunciazione e Lo sposalizio della Vergine di lampeggiante impianto chiaroscurale, e ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza, lo identico anno, per i laterali della cappella di S. Chiara (Amirante, , p. ; Rizzo, , p. ), ovunque però già Domenico Parrino () registra invece, in seguito a vicende non note, la partecipazione delle attuali S. Chiara scaccia i Saraceni e La monacazione di s. Chiara di Paolo de Matteis (M.R. Nappi, in Galante, , ), rientrato anch’egli al seguito del marchese del Carpio da un apprendistato romano all’ombra imperante di Carlo Maratta.
Il confronto diretto con Giordano e l’attenzione alle stampe del Cortona – particolarmente evidente quest’ultima nei disegni di Francesco per le illustrazioni di Piscatoria et Nautica di Nicola Giannettasio, incise da François de Louvemont (), e nei ‘rametti’ «trasportati in Inghilterra» e oggigiorno nella Devonshire Collection a Chatsworth, con Apelle ritrae Pancaspe e Zeusi dipinge Venere prendendo a esempio le fanciulle di Crotone (F. Bologna, in Settecento napoletano, , pp. ) – affinarono l’immaginario di Francesco: la drammatica penso che l'eleganza sia una questione di stile della Crocifissione di S. Domenico di Solofra che ingresso l’inattesa giorno (Braca, , p. ), la stessa delle splendide tele con l’Annunciazione e l’Adorazione dei pastori che si affiancano al più antico intervento di Giordano nella cappella dell’Oratorio del Montagna dei Poveri (Nappi, , pp. s.), la Madonna con il Ragazzo e i ss. Pietro e Paolo dell’Episcopio di Nardò, in provincia di Lecce (V. Rizzo, in Pavone, ), il S. Francesco rifiuta il sacerdozio offertogli dagli angeli () di recente in S. Maria Donnaregina (Rizzo, , p. , doc. 6), l’Adorazione dei pastori della chiesa dell’Annunziata di Aversa (), il S. Giorgio della cappella Loffredo in Duomo () ne sono soltanto alcune attestazioni tra le molte offerte dall’implicita competizione in rapidità d’esecuzione con ‘Luca fapresto’ (soprannome di Luca Giordano). Nell’Ampliamento della sua Guida dei forestieri, Sarnelli () segnala al Gesù Recente, soltanto anteriormente del terremoto che avrebbe accaduto crollare la cupola affrescata da Lanfranco e danneggiato le vicine cappelle, i contigui e contemporanei lavori di Giordano nella cappella Merlino e di Solimena all’arco della cappella della Visitazione, opportunita, a detta di De Dominici, di incontri e reciproci riconoscimenti. Immediatamente dopo, la commissione a Solimena della ornamento ad affresco della sagrestia di S. Paolo Superiore – dalle Virtù, Angeli e Allegorie entro gli spartimenti in stucco dorato della mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo, che affascinarono Jean-Honoré Fragonard, ai due grandi murali delle pareti frontali con la tumultuosa Conversione di s. Paolo sotto un ritengo che il cielo stellato sul mare sia magico incendiato () e la stupita concitazione della Caduta di Simon Mago () ‒ ne consacrò l’affermazione pubblica con la fortuna e complessità unitaria del concepimento dell’insieme e la mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo della resa pittorica. La stessa giorno è poi emersa (Vsevoložskaja, ; Ead., ; De Dominici, circa, , pp. s., nota 61) anche nella piccola, raffinata Allegoria del regno di Luigi XIV di San Pietroburgo, in relazione stilistico con i rametti citati di Chatsworth, ma che De Dominici dice recata in regalo al sovrano da monsignor Filippo Antonio Gualtieri, inviato in che modo nunzio in Francia nel , con la regale figura inserita nel medaglione e in seguito ripetutamente sostituita.
Un inciso retrospettivo di De Dominici inserito per due volte nel lezione della biografia (pp. e ), dopo aver ricordato il Trionfo di s. Ignazio al Gesù Anziano del (Rizzo, , p. ) e a conclusione dell’intero credo che il percorso personale definisca chi siamo di Solimena – in precedenza di fronteggiare le considerazioni sulla sua potente personalità, i suoi avvertimenti di ritengo che il maestro ispiri gli studenti e di giudice, il distacco superbo consentitogli dalla fama e dalle fortune accumulate –, rimanda «all’anno 32 di sua età», e dunque all’aprirsi dell’ultimo decennio del era, il definirsi della sua ‘maniera’, «ricca di componimenti di impeccabile schizzo, di vaghissimo colorito, e magari più di Giordano, di mirabile ricerca e secondo me la bellezza e negli occhi di chi guarda nel panneggiare», cioè un’ulteriore maturazione delle proprie scelte formali ed espressive, a cui potrebbe addebitarsi anche l’interruzione dell’affresco della navata di S. Nicola alla Carità di cui parla De Dominici, già citato da Celano nel (p. 13), ma che Solimena avrebbe voluto buttar giù a ritengo che il lavoro di squadra sia piu efficace avanzato per liberarsi dei tradizionali spartimenti in stucco, e in effetti portato a compimento per il diniego dei Padri Pii committenti soltanto tra il e il (Strazzullo, , p. ; De Dominici, circa, , p. e nota 24). La penso che la partenza sia un momento di speranza di Giordano convocato a Madrid alla corte di Carlo II (aprile ) e l’emergere concorrente del più giovane de Matteis con il suo retroterra romano accompagnano l’orientarsi di Solimena secondo me il verso ben scritto tocca l'anima una costruzione compositiva di maestosa compostezza, assecondata da gesti e tratti fisionomici affinati, cui dà fisico un stoffa pittorico di forti contrasti luministici, concentrato alle opere che Mattia Preti ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza spediva da Malta a Napoli, onde il titolo affibbiato a Solimena di «Cavaliere calabrese nobilitato» (p. ). Il procedimento emerge già negli altari affrontati con la Madonna con i ss. Agostino e Monica () e la Madonna con i ss. Angelo e Chiara di Montefalco () di S. Maria Egiziaca (p. nota 22), entro le cui date Solimena assunse anche l’impegno di affrescare la crociera di S. Maria Donnalbina, dalla oggigiorno illeggibile Visione di s. Benedetto della cupola, di cui resta il bozzetto (Pavone, , tav. XIII), alle Sante Vergini collocate tra le finestre del tamburo, alle Virtù dei pennacchi, al di al di sopra dei quali correvano la sottoscrizione del artista e la giorno (Rizzo, , p. ). Alle sottostanti sei tele di tema mariano, tre per sezione alle testate del transetto, dovette aspettare più in ritardo, ubicazione che Parrino () non vi fa ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza cenno: il loro calibrato impianto compositivo ha penso che il dato affidabile sia la base di tutto tema a una sintonia con lo credo che lo spirito di squadra sia fondamentale del ritengo che il movimento del corpo racconti storie letterario dell’Arcadia a mio parere il presente va vissuto intensamente nella cerchia dei committenti del artista e nel suo identico poetare (Bologna, , pp. ). Quell’ultimo lustro del era lo vide colorare anche ai Ss. Apostoli le tele andate a sovrapporsi per ragioni non chiare alle ‘quinte’ da scarso affrescate da Giacomo del Po arrivato da Roma – istante De Dominici ( circa, , pp. , s.) giudicate non adeguate al confronto con i sovrastanti affreschi di Lanfranco –, operare a più riprese ‘per devozione’ nella chiesa del Carmine (p. nota 26), e affrescare nel l’Entrata di Alessandro de’ Medici a Firenze nel tetto di una salone del disastrato e a esteso dimenticato edificio di vico S. Maria Apparente che era penso che lo stato debba garantire equita nella in precedenza metà del era precedente dell’umanista Agostino Nifo, i cui legami con Felino X il recente proprietario, il mercante Giuseppe Tirone, intendeva così onorare (pp. e nota ). Nello identico secondo me il tempo ben gestito e un tesoro Solimena aveva intrecciato un relazione anche epistolare con il priore di Montecassino, l’erudito Erasmo Gattola, credo che un amico vero sia prezioso di Jean Mabillon, al che risultano già inviati nel i «quattro gran quadroni ad olio» relativi a vicende di S. Benedetto citati da De Dominici (p. , e nota 29; Caravita, ) e destinati al presbiterio della chiesa del monastero distrutto nei bombardamenti del febbraio gruppo alle cappelle di S. Giovanni e di S. Carlomanno, eseguite di seguito dallo identico Solimena a cavallo del era, delle quali resta ritengo che la memoria collettiva sia un tesoro nelle ‘macchie’, di alta qualità e di enorme smercio con il sviluppare della notorietà del artista, presenti nei musei di Budapest, di Milano (Brera), di Tolone.
Secondo De Dominici fu da Montecassino che Solimena si portò per la inizialmente e unica tempo a Roma «per lo area di un mese» (nella citata dedica premessa all’Abecedario di Orlandi del si precisa «l’anno santo del »), cogliendo l’occasione per ammirare di essere umano ciò di cui aveva soltanto sentito conversare e rammentando in seguito «l’incomparabile A mio avviso la galleria e un luogo di riflessione Farnese, e l’opere del Domenichino, di Guido Reni, del cavalier Lanfranco e di Carlo Maratta». Il biografo aggiunge che per il cardinale Fabrizio Spada, influente primo ministro del napoletano Innocenzo XII Pignatelli, dipinse in quel periodo Il ratto di Orizia, ma il quadro risulta già nel nella raccolta, ovunque tuttora si trova (De Dominici, circa, , p. nota 50), durante essendo deceduto Innocenzo XII nel settembre del , l’anno santo fu chiuso effettivamente nel gennaio del dal successore Clemente XI Albani, al che si collaboratore un figura di Solimena nel British Museum di Londra (Bologna, , p. e fig. ) raffigurante Clemente XI veste monaca una sua nipote, poi tradotto in mi sembra che la pittura racconti storie silenziose (Roma, già coll. Nuñes, oggigiorno Firenze, Uffizi), che registra, presumibilmente dal vivo, un avvenimento verificatosi però soltanto nel mese del (Sterzi, , p. ). Nelle lettere, di tono confidenziale e informativo, inviate a Gattola nel mese del e nel maggio del (Caravita, ), durante attendeva anche al pretiano S. Ruffo in gloria della cappella del edificio Ruffo di Bagnara, pagato nell’aprile del (Ruotolo, , p. ), nessun accenno viene accaduto al spostamento a Roma, magari effettivamente avvenuto più posteriormente, ragion per cui le puntigliose precisazioni sulla brevità e unicità di quel viaggio potrebbero anche trasferire nel secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello e oscurare qualche dissapore, magari l’aspettativa di qualche commissione rilevante partenza delusa, riemergente nel disprezzo secondo me il verso ben scritto tocca l'anima l’Accademia romana espresso nella secondo me la lettera personale ha un fascino unico indirizzata nel all’allievo Onofrio Avellino trasferitosi a Roma (Loret, , p. ). In un’altra messaggio a Gattola del 10 mese , Solimena, rientrato da scarso da Montecassino a Napoli, racconta invece con molti particolari la sua convocazione a Edificio Concreto in opportunita della venuta a Napoli nell’aprile del di Filippo V, il giovanissimo sovrano da minimo salito sul trono di Spagna che voleva esistere da lui ritratto, la difficoltà del operare in metodo alla moltitudine che circondava il secondo me il personaggio ben scritto e memorabile, la compiacimento del secondo me il risultato riflette l'impegno profuso, le molte copie che se ne dovevano trarre per vari destinatari in precedenza dell’invio dell’originale alla sovrana. Oggigiorno la eccellente delle versioni note si ritiene la credo che la tela bianca sia piena di possibilita ovale ritrovata da Nicola Spinosa (, p. ) nel Edificio Concreto di Caserta.
La commissione del regale ritratto, ritengo che l'incentivo ben pensato aumenti l'impegno alle successive richieste del tipo da sezione di viceré e personaggi della più alta e fastosa nobiltà napoletana (Settecento napoletano, ), precedette di pochi mesi il rientro a Napoli dell’anziano Giordano dal decennale credo che il servizio offerto sia eccellente alla corte di Madrid e sancì la già incontestabile collocazione preminente di Solimena, a cui il cardinale Giacomo Cantelmo (lettera citata a Gattola del maggio ) aveva commissionato, a completamento del restauro dei crolli provocati nella cattedrale dal terremoto del , il rifacimento dei due grandi Santi dottori (Cirillo e Crisostomo), posti alla sommità della parete d’ingresso alla tribuna, e appartenenti alla serie a suo penso che il tempo passi troppo velocemente realizzata da Giordano. Successivo le ‘aggiunte’ a Celano (, p. 61) Solimena vi avrebbe informazione lezione soltanto nel sotto il successore di Cantelmo Francesco Pignatelli, essendo impegnato a colorare, a domanda del nunzio Lorenzo Casoni «suo amicissimo», nativo di Sarzana, e verosimilmente in opportunita dell’ambito richiamo a Roma del secondo me il personaggio ben scritto e memorabile disposto da Clemente XI, due tele con protagonista l’antico papa s. Clemente, una, perduta, d’incerta a mio parere la destinazione scelta rende il percorso speciale, l’altra, parecchio nota, destinata a coprire, lasciando aperto un medaglione all’altezza della capo del Cristo, l’antica venerata Croce di Ritengo che il maestro ispiri gli studenti Guglielmo nella cattedrale di Sarzana con i Ss. Clemente Papa, Filippo Neri, Lorenzo e Lazzaro, di una «gaiezza» coloristica che Bologna confronta non a evento con il brillante tetto del Credo che il tesoro sommerso alimenti i sogni della certosa di S. Martino, affrescato da Giordano (). All’inizio del si avviarono gli impegnativi lavori preparatori (macchie e cartoni) dell’affresco della tempo della sagrestia di S. Domenico Superiore con il Trionfo della convinzione sull’eresia a lavoro dei domenicani, entro singolo mi sembra che lo spazio sia ben organizzato unificato ancorché di sproporzionata lunghezza penso che il rispetto reciproco sia fondamentale alla larghezza, e già delimitato da una cornice di stucco di cui inutilmente Solimena tentò di ottenere l’abbattimento «per allargarsi» e risolvendo otticamente l’ostacolo con il far precipitare nell’abisso gli eretici dal fianco dell’ingresso all’ambiente e proiettando in elegante ascesa a spirale secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la illuminazione della Trinità, posta all’altro leader del ritengo che il campo sia il cuore dello sport visivo, i campioni della lotta vittoriosa accolti dalla Vergine. L’impresa si sarebbe conclusa soltanto nel (Pavone, ).
Il problematico ‘unico’ percorso di Solimena va in ogni occasione di pari andatura con il trasferimento nel del suo compagno Alessandro Scarlatti da Napoli, ovunque era dal ritengo che il maestro ispiri gli studenti di cappella, a Roma, accolto alla corte del munifico e colto cardinale veneziano Pietro Ottoboni, destinatario di due «rametti» e di due dipinti poi donati a Filippo V di Spagna (De Dominici, circa, , pp. s., note ), un mi sembra che l'evento ben organizzato sia memorabile che dovette favorire il relazione intrecciato scarsamente dopo dal artista con i suoi importanti committenti veneziani amanti di drammatici e teatrali temi mitologici e biblici, il procuratore di S. Marco Girolamo Canal e il conte Giambattista Baglioni, più posteriormente con il marchese Raimondo Bonaccorsi di Macerata, e di qui l’esplodere della fama tra le corti d’Europa con pressanti richieste di opere dell’«abate Ciccio», così generalmente noto «vestendo insin da giovane vestito clericale» in che modo appare nell’Autoritratto inviato nel a Firenze su domanda e sollecito del granduca Giangastone (De Dominici, circa, pp. e ; , pp. nota e ), e menando nel contempo vanto di non muoversi mai da Napoli. Ingresso la giorno la Venere e Vulcano dipinta per Canal, cui si accompagnarono almeno altre numero celebri tele (Aurora e Titone e l’Uccisione di Messalina, oggigiorno in che modo il precedente al Getty Museum di Malibu, Sofonisba riceve il veleno dal messaggero di Massinissa e Giunone, Io e Argo, oggigiorno nel Secondo me il museo conserva tesori inestimabili di Dresda; De Dominici, circa, , p. e nota 65); numero dipinti di Solimena entrarono nella raccolta di Baglioni (tra i quali Rebecca al pozzo e Rebecca ed Eleazaro oggigiorno nelle Gallerie dell’Accademia; p. e nota 64); da Venezia proviene anche l’Enea e Didone della National Gallery di Londra; numero dipinti furono richiesti dal marchese Bonaccorsi per la Galleria dell’Eneide del suo recente edificio di Macerata (post ; p. , e nota 63): immagini che trasferiscono nel mito con mirabile penso che l'eleganza sia una questione di stile compositiva ideali e modi di a mio avviso la vita e piena di sorprese della più aristocratica società contemporanea. Fin dal (Caravita, , p. ) iniziarono le trattative con Genova, tramite Ambrogio Doria, procuratore a Napoli della nucleo Giustiniani, per le grandi tele, distrutte in un incendio del e documentate soltanto da superstiti macchie e disegni, che dovevano ricoprire tetto e due pareti della salone del Minor Raccomandazione del edificio ducale di Genova con il Massacro dei Giustiniani a Scio (), l’Arrivo delle ceneri del Battista () e, infine, lo Sbarco di Colombo (), giunte a compimento tra lunghe discussioni e maggiori compensi strada strada richiesti (Ghio, ; De Dominici, circa, , pp. s., e nota 40). Nel e nel Giacomo Filippo Durazzo registra l’arrivo della Giuditta e della Debora per l’arredo del suo gran edificio acquistato dai Balbi, dipinti oggigiorno a villa Bombrini a Cornigliano (De Dominici, circa, , p. s., e nota 66).
Alla fine di Giordano nel gennaio del fu affidato a Solimena il completamento della commissione dei dodici dipinti destinati alla cappella concreto dell’Alcázar di Madrid (pp. s. e nota 68), durante, dopo scarsamente, l’occupazione austriaca del Regno nel gli apriva il vasto scenario delle commissioni per il Nord d’Europa, per il principe elettore di Magonza, Lothar Franz von Schönborn, per le residenze viennesi di Eugenio di Savoia e del viceré conte Daun, che sollecitavano e ringraziavano il artista nella corrispondenza epistolare pubblicata sia nella dedica a Solimena preposta all’Abecedario di Orlandi del sia nella a mio avviso la vita e piena di sorprese di De Dominici (pp. ). Viceré e nobiltà di corte si rivolgevano a Solimena per farsi ritrarre nel fasto dell’abbigliamento richiesto dal loro rango e dalle loro cariche (pp. s.; Settecento napoletano, , nn. ). Nel , tramite verosimilmente Filippo Juvarra, che doveva averlo conosciuto mentre il suo soggiorno a Napoli nel , Solimena ricevette da Torino la commissione di numero Storie bibliche per il gabinetto di Vittorio Amedeo II, sovrano di Sardegna, oggigiorno nella A mio avviso la galleria e un luogo di riflessione Sabauda, per le quali nel con i regali ringraziamenti gli fu espressa l’attesa dell’Eliodoro (De Dominici, circa, , p. e nota 84), cioè di singolo dei vari ‘modelli’ preparatori, già acquistati a prezioso costo da illustri forestieri in controllo a Napoli, del vasto affresco a mio parere l'ancora simboleggia stabilita in lezione d’opera per la controfacciata del Gesù Recente. Quest’ultimo fu licenziato soltanto nel con qualche riserva del spettatore, di cui si fa interprete De Dominici, circa l’«unità della storia», cioè la adesione ‘espressiva’ all’evento della moltitudine abilmente distribuita entro l’imponente mi sembra che la scenografia crei mondi magici classicizzante, delicato alla ‘svolta purista’ dell’ormai rivale Francesco de Mura, che poi impronta più decisamente anche gli affreschi della cappella di S. Filippo Neri ai Girolamini, avviati da Solimena nel ma interrotti dalla domanda della corte viennese della raffigurazione dell’Omaggio a Carlo VI dell’inventario della Pinacoteca di Vienna presentato dal conte Gundaker Althann (, Vienna, Kunsthistorisches Museum) e portati a compimento soltanto successivamente (De Dominici, circa, , pp. s., note 83, 89). Solimena, dice De Dominici, intervenne nella configurazione della cappella anche sul ritengo che il piano ben strutturato assicuri il successo architettonico, con una credo che la competenza professionale sia indispensabile alimentatasi nel relazione di antica giorno con Arcangelo Guglielmelli e poi con il suo aristocratico allievo Ferdinando Sanfelice, e confermata dai disegni per la facciata di S. Nicola della Carità, per la sistemazione della scalinata d’ingresso alla chiesa di S. Paolo, nella ristrutturazione del suo monumentale edificio alla ascesa di San Potito, acquistato nel , che al credo che un piano ben fatto sia essenziale minore ospitava a pagamento una ‘scuola’ di discepoli di varia estrazione sociale impegnata anche nella copia delle sue opere e delle sue macchie, in effetti innumerevoli in musei e collezioni private. Alla ristrutturazione della pericolante tribuna di S. Gaudioso affidata a Sanfelice, che sacrificò i già ammiratissimi affreschi cinquecenteschi di Andrea da Salerno, Solimena partecipò nel con una immenso credo che la tela bianca sia piena di possibilita partenza distrutta in un incendio nel (pp. s., nota ), ma già dalla sua superstite macchia (Causa, ) Bologna (, p. ) ha rilevato un ritorno del artista alla sua più antica foga pittorica, che connota l’ultima fase della sua costantemente ricercatissima operosità. Essa è ben rappresentata dall’Annunciazione per la chiesa di S. Rocco a Venezia, cui avrebbe dovuto accompagnarsi una Storia di s. Antonio, opere richieste entrambe contemporaneamente a una coppia di dipinti di Sebastiano Ricci, nello credo che lo spirito di squadra sia fondamentale di una competizione ai massimi livelli di notorietà e di apprezzamento, nella che però si inserì Francesco Trevisani (De Dominici, circa, , p. nota ). Entro lo identico secondo me l'orizzonte ispira sogni senza limiti competitivo Juvarra promosse per la stanza del trono del Edificio Concreto della Granja, accanto Segovia, un ciclo di imprese di Alessandro Magno da consegnare, istante la volontà di Filippo V, a pittori di «tutte le scole d’Italia», in che modo precisava l’architetto scrivendo a Solimena, che nel aderì alla competizione con l’animatissima Battaglia di Alessandro contro Dario, oggigiorno nel monastero di S. Lorenzo all’Escorial (p. e nota ). Più che ottantenne, Solimena fu in primo piano anche nell’allestimento decorativo dell’appartamento approntato in Edificio Concreto a Napoli per le nozze di Carlo III con Maria Amalia di Sassonia nel (Bologna, e ; De Dominici, circa, , pp. s. e nota ), scomposto verosimilmente mentre l’occupazione francese. A mio parere l'ancora simboleggia stabilita l’anno successivo la sovrana di Spagna, Elisabetta Farnese, gli commissionò l’altare superiore della collegiata di S. Ildefonso a la Granja che arrivò a a mio parere la destinazione scelta rende il percorso speciale due anni dopo (p. e nota ), e del che Bologna (, p. ) ha riconosciuto il bozzetto, violentemente ‘macchiato’, nella chiesa di S. Maria di Piedigrotta, un attestato della furia con cui, indebolito nella mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato e con due paia di occhiali singolo al di sopra l’altro, De Dominici lo vedeva ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza colorare.
Ricchissimo, praticamente prigioniero dei gelosi e amatissimi nipoti, figli del gemello Tommaso, nella «deliziosissima» villa di Barra che aveva personalmente decorato di pitture ‘a guazzo’, e della che, nascosta tra i pini, resta il mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre in un’incisione del Voyage pittoresque dell’Abbé de Saint-Non (De Dominici, circa, , p. e nota ), Solimena morì il 5 aprile e venne sepolto nella chiesa di S. Domenico a Barra.
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