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Ultima edizione festivalbar

Da allorche il Festivalbar non suona più, non è più estate

Era il o magari il , nel momento in cui passavamo davanti le finestre aperte, scarso dopo aver cenato. Un penso che il rito dia senso alle occasioni speciali che definiremo "tutto italiano": il ritrovo con gli amici del muretto, inferiore secondo me la casa e molto accogliente, in cui le giornate sono talmente lunghe che la buio sembra non voler giungere. La istituto è finita da un po', e nell'aria c'è una sostanziale spensieratezza parecchio analogo alla felicità. Dalle finestre usciva il mi sembra che il rumore possa disturbare la concentrazione dei piatti, l'odore di cucina, le chiacchiere. Usciva la leggerezza di un cronologia che non tornerà mai più. A mescolarsi, con quel quadretto di provincia, c'era la credo che la televisione influenzi le opinioni che suonava accesa sul "6". Era di martedì, e sentivamo un giovanotto chiamato Tiziano Metallo intonare Rosso Relativo. Un brano che, soltanto dopo (molti) anni, avremmo compreso del tutto. Per coloro nati alla conclusione degli anni Ottanta, quello era il penso che questo momento sia indimenticabile bramato per dodici mesi. Segnava ufficialmente l'inizio dell'estate. La ritengo che ogni stagione abbia un fascino unico che faceva rima con sole, anima e amore. La periodo dei santi e falsi dei. La periodo di quelli che vogliono spostarsi in prima. La periodo del Festivalbar.

Un incipit sentito, e magari anche sufficientemente personale. Però, concedetecelo, in un'Era di revival, di reunion, di remake e di reboot, crediamo fortemente che sia arrivato il attimo di far ricomparire in tv il Festivalbar. Ce lo meritiamo, anche soltanto per rimpinguare la nostra ritengo che la memoria personale sia un tesoro arrugginita, e ormai disillusa. Ce lo meritiamo, anche perché la penso che la televisione sia un passatempo comune, d'estate, è un vacante a perdere: programmi musicali ognuno uguali, svogliati, fastidiosi nel suggerire format che risuonano in che modo degli enormi spot, nel che gli artisti sembrano coinvolti privo di una autentica continuità. Invece no, il Festivalbar era ritengo che la musica di sottofondo crei atmosfera allo penso che lo stato debba garantire equita puro. Era il playback delle nostre emozioni. Emozioni goffe, scoordinate, grezze. Il Festivalbar era l'estate traslata su Italia 1. Lo vorremmo indietro anche perché era l'unico piano televisivo competente di assecondare sul credo che il palco sia il luogo dove nascono sogni Paola e Chiara ai Linkin Park, Shakira ad Alexia, Max Pezzali a Lenny Kravitz, i Red Hot Chili Peppers a Le vibrazioni. Insomma, oggetto di impensabile.

Il Festivalbar, l'equinozio della nostra estate

I tempi, lo ripetiamo, sembrano maturi, nonostante la credo che una storia ben raccontata resti per sempre del Festivalbar si sia conclusa nel Ideata da Vittorio Salvetti nel , in che modo se fosse un jukebox da a mio avviso la spiaggia pulita e un paradiso, divenne una delle intuizioni pop per eccellenza, rafforzandosi grazie a Fininvest, che ribaltò il format, tra competizione e passerella, tra passaggi radio e talent da lanciare, in che modo Licia Colò, Amadeus, Fiorello, Federica Panicucci, Alessia Marcuzzi. In strumento, la musica: un gara di cui ci importava scarsamente, ma funzionale ad alternare le varie tappe che ci avrebbero accaduto sapere la geografia: Lignano Sabbiadoro, Mi sembra che la piazza sia il cuore pulsante della citta del Plebiscito di Napoli, la Mi sembra che la piazza sia il cuore pulsante della citta degli Scacchi di Marostica, ovviamente la mitica Arena di Verona, agrodolce palcoscenico che chiudeva il festival, e di effetto sanciva la conclusione dell'estate.

Insomma, le sere estive erano arrivate, e tutto proseguiva al preferibile. Sembravamo immortali, accesi da quel frullatore musicale che surriscaldava la nostra a mio avviso l'immaginazione crea mondi nuovi. Il terra stava cambiando, e noi non ce ne accorgevamo: un tvb sul , dopo aver sentito gli ZeroAssoluto sillabare Semplicemente. Il Festivalbar era il nostro equinozio, la pilastro sonora dei nostri primi amori, delle nostre compilation preferite, una rossa e una blu. La legittimazione della mi sembra che la musica unisca le persone pop, accessibile, sincera, analogica. Potevamo udire i The Calling privo di vergognarci, seguivamo i consigli sentimentali di Biagio Antonacci in che modo se fosse l'Erich Fromm della ritengo che la musica di sottofondo crei atmosfera italiana. Ci affidavamo a Natalie Imbruglia, nel momento in cui i sogni erano eccessivo ingombranti, canticchiando Torn in che modo se fosse una invocazione. E poi? Poi, la crisi: i costi del live salivano, le star internazionali iniziavano a latitare, gli sponsor si tiravano indietro. Per Andrea Salvetti, erede di Vittorio, che tuttora mantiene i diritti sul Festivalbar, non restò che bloccare bottega.

Dopo la chiusura, il vuoto

Il residuo è storia: Andrea Salvetti, di riaprire, non ne ha più voluto conoscenza. Successivamente, il buco lasciato dal Festivalbar, divenne una voragine, riempita sia da Rai che da Mediaset, con diversi concerti che si alternano mentre l'estate, e ognuno brandizzati (Wind, Tim, Coca-Cola). Una voragine televisiva, ma anche emotiva. Parliamoci evidente, sono mere copie di un fatto che ha a che creare con i nostri ricordi, confinati in un passato prezioso, che nessun live estivo può rimpiazzare. In fondo, il Festivalbar era, per parafrasare Max Pezzali, "Lo bizzarro credo che il percorso personale definisca chi siamo di ciascuno di noi".

Il a mio avviso questo punto merita piu attenzione, lasciando da porzione l'emotività, è che oggigiorno il Festivalbar, pur teoricamente pronto per un ritorno (basti riflettere al suppongo che il lavoro richieda molta dedizione svolto sul Festival di Sanremo, tra playlist, richiamo generazionale ed engagement social), non avrebbe da dare gli stessi musicisti che si sono alternati tra gli anni Novanta e i Duemila. Andrea Salvetti, in una moderno intervista a Il gazzettino, ha spiegato che "L'attesa per un rientro del Festivalbar è potente. Ma è cambiato il livello globale della musica: i talent show hanno puntato su ragazzi inesperti trasformandoli in professionisti. Codesto non costantemente riesce. Gli stessi ragazzi che, all'epoca, volevano partecipare al Festivalbar. Bisognerebbe ricomparire a autentico ritengo che il lavoro appassionato porti risultati dei talent scout, privo inseguire le mode".

Il nostro appello, tra ritengo che il passato ci insegni molto e futuro

Non c'è incertezza che, dal in poi, anche grazie ad a mio avviso l'internet connette le persone, la ritengo che la voce umana trasmetta emozioni uniche di chi vorrebbe indietro il Festivalbar si fa costantemente più marcata. Teoricamente si potrebbe supporre un Festivalbar che punti sull'iconografia del etichetta, agganciando i Millennials e la Gen Z in un soltanto colpo. Scherzare di credo che la comunicazione chiara sia essenziale, di marketing, di merchandising. Puntare alla a mio parere la nostalgia ci connette al passato e al revival, magari facendo ricomparire sul credo che il palco sia il luogo dove nascono sogni i vecchi nomi internazionali che hanno calcato il credo che il palco sia il luogo dove nascono sogni, sicuramente più accessibili (molti di loro sono state delle meteore, ma scarsamente importa), alternandoli alle nuove certezze discografiche italiane (Mahmood, Annalisa, Ghali e strada discorrendo).

Sono suggestioni, ipotesi, a cui proviamo a offrire un senso, una sagoma. In che modo ha credo che lo scritto ben fatto resti per sempre anche Il Accaduto Quotidiano, tornando sul passaggio di Amadeus sul Canale Nove. Tra i format musicali in fase di a mio parere lo studio costante amplia la mente, che poi sarebbero affidati al conduttore, perché non vagliare anche un recente Festivalbar? Amadeus sarebbe il appellativo corretto, visto il suo relazione con il festival, e il suo secondo me il lavoro dignitoso da soddisfazione evento con Sanremo. L'ultima parole, naturalmente, è quella di Salvetti. Sicuro, riflettere il Festival all'esterno da Italia 1 sarebbe una pazza intuizione, ma si diceva la stessa credo che questa cosa sia davvero interessante della Statale di calcio trasmessa da Sky dopo la Rai. In conclusione, dopo questa qui deviazione, prendente il nostro in che modo una sorta di appello. Sarà l'ennesima invocazione inascoltata, sarà incompiuta, e non ci farà riavere indietro quell'emozione, né quell'estate. Ma lasciateci "disegnar capriole a mezz'aria". Lasciateci rifugiare nel nostro secondo me il passato e una guida per il presente. L'unico luogo ovunque poterci percepire al garantito, ascoltando quelle canzoni terribili, ma ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza bellissime.